7. GIOVANNI MIGNOLI

1670-1702

Breve la vita di Giovanni Mignoli, figlio di Giovanni Battista e Catarina Pagliari, nell’ultimo scorcio del secolo decimosettimo.

Giovanni, nato intorno al 1670, sul finire del secolo sposa Domenica Grazzi da cui ha due figli. Nel 1702, a poco più di 30 anni, Giovanni muore. Così, in poche righe, potrebbe raccontarsi la sua breve parabola.

Ma vediamo invece con qualche dettaglio.

Tra la prima infanzia e l’adolescenza, vede nascere, e qualche volta morire, sei fratelli[1].

Ha circa 10 anni quando, nel 1680, si sposa la sorella Giulia, nata dal primo matrimonio del padre.

L‘anno dopo, 1681, muore la sorella Cattarina, a pochi mesi.

Tre anni dopo, muore la sorella Domenica a soli 6 anni.


[1] I fratelli più giovani sono: Domenica (morta infante), un’altra Domenica (morta a sei anni nel 1684), Carlo, Domenico, Caterina (nata e morta nel 1681), Anna Maria.

Nel 1681, il duca Ferdinando Carlo cede alla Francia la piazzaforte di Casale.

Nel territorio, lo stesso anno, una grave gelata si abbatte sulle viti e sugli alberi da frutta: i frutti sono persi, non c’è vendemmia.

Nel 1685 il Po rompe l’argine maestro a San Martino di Viadana: si susseguono ben due alluvioni nel corso dell’anno, con perdita di tutti i raccolti.

Giovanni ha circa 15 anni quando muore la madre, Caterina Pagliari, nel 1686.

E resta orfano di padre cinque anni dopo, nel 1691, quando di anni ne ha una ventina.

Nel 1692 i fratelli Mignoli – Girolamo, Francesco, Giovanni, Carlo, Domenico e Maria – vivono insieme, presumibilmente nella casa paterna di Buzzoletto. E la conduzione della famiglia è nelle mani di Girolamo, il fratello maggiore, che ha sposato nel 1687 Francesca Grazi. Nel 1696 Girolamo, “agente per sé e i fratelli Giovanni, Carlo, Domenico e Maria, con cui vive in comunità di beni”, affranca la terra paterna dalla confraternita del SS. Sacramento dei Confratelli Rossi di Viadana, versando lire 380 ed estinguendo così l’impegno dell’annuo censo di 24 lire, preso dal padre dieci anni prima.

È l’unico atto notarile che riguarda Giovanni (se escludiamo il suo nome nella dote della moglie).

I fratelli sono ancora insieme, almeno nella comunione dei beni, ma già nel gennaio 1698 Girolamo abita in località Feniletto di Villa Scazza di Viadana, e Giovanni, forse coi fratelli minori, a Salina. Mi chiedo chi continuasse a vivere nella casa di Buzzoletto.

E Giovanni è ancora residente a Salina quando sposa, il 6 febbraio 1698, Domenica Grazi, della parrocchia di S. Pietro di Viadana:

Matrimonio di GIOVANNI fu Battista Mignoli della parrocchia di Salina e Domenica di Francesco Grazi di questa parrocchia di San Pietro di Viadana, 6 febbraio 1698 (Viadana, Parrocchia di San Pietro, matrimoni 1630-1704)

Domenica Grazi è sorella di Francesca, moglie di Girolamo, il fratello maggiore di Giovanni. Entrambe sono figlie di Francesco Grazi, abitante a Villa S. Pietro, uno dei quartieri della cittadina di Viadana. Tutto si svolge in famiglia, dunque. Le sorelle diventano anche cognate, la convivenza dovrebbe essere facile.

Per amore di precisione: la famiglia Grazi è del ramo dei Monelli (succedeva a tutte le famiglie ramificate dello stesso luogo, di avere una sorta di soprannome aggiunto, che poi diventava cognome – lo vedremo coi Bottesini Tona); e capita che, nei documenti, Domenica venga chiamata “Domenica Monella”. A dimostrazione di quanto ho asserito prima: spesso il soprannome – o il secondo cognome – prevaleva sul primo.

Abbiamo il documento della dote di Domenica che ammonta a circa 1.300 lire: 692 lire in beni mobili e jocalibus e 600 lire in denari che il padre Francesco dà brevi manu a Girolamo Mignoli (come capofamiglia) e a Giovanni (come sposo). La somma in denari d’oro e d’argento derivava dalla dote della madre di Domenica, Maria Taffurelli, morta tempo prima.

I FIGLI

Dal matrimonio di Giovanni Mignoli e Domenica Grazi nascono due o tre figli.

Il 17 novembre dello stesso 1698, a nove mesi dalle nozze, nasce Battista – che rinnova nel nome quello del nonno, com’era d’uso fare. Battista nasce ed è battezzato a Salina, il cognome è trasformato in Miglioli (il parroco di Salina preferiva questa versione, che ripete nel tempo).

Battesimo di BATTISTA di Giovanni Miglioli e Domenica Monelli, 17 novembre 1698 (Salina, Parrocchia di Sant’Antonio abate, battezzati 1668-1712, vol.I)

Il 22 febbraio 1701, sempre a Salina, nasce Maria Margarita.

Battesimo di MARIA MARGARITA di Giovanni e Domenica Grazzi, 22 febbraio 1701 (Salina, Parrocchia di Sant’Antonio abate, battezzati 1668-1712, vol.I)

Ma di questa bambina non c’è più alcuna traccia, in nessun altro documento. È morta infante? Possibile, in quei tempi di alta mortalità infantile; e la parrocchia di Salina non conserva i registri dei morti di quegli anni.

La cosa strana, tuttavia, è che – sempre insieme con Battista – comparirà, nei tempi successivi alla morte del padre, una sorella Caterina di cui non c’è alcun cenno nei registri di battesimo (né di Salina né di altre parrocchie viadanesi). Prima ipotesi: Maria Margarita veniva chiamata in famiglia Caterina – come la nonna paterna – e tale nome è diventato “ufficiale” anche nei documenti. Seconda ipotesi: c’è stata una omissione da parte del parroco che non ha registrato la nascita di Caterina, che, quindi, sulla traccia del rinnovo del nome, potrebbe essere nata fra la fine del 1699 e la metà dell’anno 1700. Terza ipotesi: c’è stato un errore di registrazione del parroco che ha ricordato male, o scambiato con un’altra, il nome della piccola battezzata. Entrambe le ultime due ipotesi non sono campate in aria: altri casi si verificheranno, nella stessa parrocchia, in futuro.

Poco dopo – nello stesso 1701 o nel 1702 – la famiglia si sposta sotto la parrocchia di S. Pietro di Viadana. Ed è qui che Giovanni Mignoli – come ho anticipato – muore nel dicembre del 1702, all’età di 30-32 anni circa.

BATTISTA MIGNOLI anni 30, + 22.12.1702 (AP. SPV, Morti)

È questo il documento di morte di Giovanni? Probabile, anche se il nome registrato è Battista.

In mancanza dell’atto di battesimo, non sappiamo se Giovanni sia stato battezzato anche col nome di Battista; o se magari, dopo la morte del padre, in famiglia lo chiamassero come lui; o se sia stato un refuso del parroco che, invece di Giovanni fu Battista, gli ha dato il nome paterno. So solo che in questo periodo nella famiglia Mignoli – pur con tutti i parenti delle linee collaterali – non c’era nessun Battista.

Non è specificato il motivo della morte, se un incidente o una malattia o una archibugiata – che non sarebbe stata strana in quei tempi di guerra; ma il parroco è riuscito a somministrargli il sacro Viatico, quindi non è stato un decesso improvviso.

ANNI DI GUERRA 1689-1704

Sono anni di guerra, questi, fra il duca di Mantova, Ferdinando Carlo, e l’Imperatore e la Spagna alleati, per il possesso di Guastalla. La quale cittadina sorge in riva al Po, sulla riva destra, di fronte al viadanese. Il duca, avendo sposato Anna Isabella Gonzaga di Guastalla, ultima erede di quel ramo, l’aveva ereditata alla morte del suocero.
Nel 1689, diecimila soldati imperiali scendono e alloggiano nel viadanese per preparare l’assalto a Guastalla dalla riva sinistra. E si susseguono i soliti sequestri, requisizioni, contribuzioni di guerra: cibo, biade, fieno, legna spariscono in fretta. Due anni in queste condizioni, prima degli accordi fra Mantova e l’Impero.
Ma nel 1694 spirano nuovi venti di guerra fra Impero, Spagna e Piemonte – alleati fra loro – contro la Francia. La guerra dura quattro anni nel mantovano, poiché il Gonzaga è considerato alleato dei Francesi.
E sono nuove tasse, specialmente sui possedimenti terrieri: dapprima 10 lire per biolca, poi altre due lire, tutte per le contribuzioni dei soldati. Fino al 1698.
Non si fa in tempo a respirare, che inizia la guerra di Successione spagnola. È il 1700. Per una serie di isteriche alleanze, la guerra coinvolge anche il mantovano: Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers conferma l’alleanza con la Francia e si trova addosso l’accusa di tradimento dell’Imperatore; e, in più, l’invasione del territorio. Il duca fugge a Venezia e affida il governo alla moglie Anna Isabella.
Nel viadanese piombano duemila soldati imperiali che ne cacciano il governatore. Sulla popolazione, gravano di nuovo pesantissime tasse. Il territorio diventa la base per un nuovo assalto a Guastalla. Sempre sulla riva destra del Po, proprio di fronte a Viadana, Brescello diventa una fortezza imperiale. Per tutta la primavera e l’estate del 1702, eserciti imperiali ed eserciti francesi “vanno e vengono”. Cinquemila francesi finiscono con l’acquartierarsi a Viadana e da qui bombardano Brescello. Assediata per quasi un anno, la cittadina cade a fine novembre 1702.
In mezzo a tutto questo, difficili sono le condizioni della popolazione civile. Probabile che qualcuno sia stato ucciso durante le operazioni di guerra. Soprattutto si devono fare i conti con una grave carestia perché “nessuno ha seminato né vuol seminare” a causa degli scontri fra gli eserciti. E sono stati requisiti legna, cibo, biade, animali.

DOMENICA GRAZI

Figlia di Francesco Grazi e di Maria Taffurelli, nasce probabilmente a Buzzoletto intorno al 1670. La famiglia si sposta successivamente a villa S. Pietro di Viadana.

Rimasta vedova nel 1702, con due bambini piccoli, decide, dopo qualche tempo, di farsi restituire la dote dai cognati e di tornare a vivere nella casa paterna. Il documento della restituzione è datato febbraio 1705, ma è probabile ne sia solo l’atto conclusivo. L’atto è controfirmato dal padre di lei e dal cognato Carlo Mignoli, insieme a Pietro Mignoli (figlio del defunto Girolamo e della di lei sorella Francesca) che agiscono in nome dei suoi figli, Battista e Cattarina.

Domenica non si risposerà, continuerà a vivere nella casa paterna, col padre prima, poi con i suoi eredi: il fratello e poi il nipote.

Di lei si parla nei testamenti di Francesco Grazi del 1707 e nel 1714. A lei il padre lascerà la maggior parte delle sue sostanze. Abbiamo un inventario del notaio Ruberti dell’aprile 1716, con cui Domenica dà alla sorella Francesca denari e oggetti per un totale di 250 lire, secondo quanto stabilito dai testamenti del padre e della madre.

Di Domenica ci resta anche il testamento, datato 3 febbraio 1746 (Domenica ha circa 70 anni, forse meno), che ci fa capire varie cose del suo rapporto coi famigliari.

In quell’anno abita a Ronconovo, sotto Villa S. Pietro, nella casa che era stata di suo padre e quindi di suo fratello, defunto lui pure. Nel documento, dopo i soliti legati, lascia ai figli Battista e Cattarina ““la legittima parte dei suoi averi ad essi ambedue spettanti e dovuta per ragioni di natura nell’eredità di detta testatrice” e che i suoi figli “siano taciti e contenti di detta legitima”. Si noti la freddezza di quel “dovuti per ragioni di natura”. Come a dire che, fosse stato per lei, non avrebbe proprio lasciato nulla ai due figli. Difficile dire quanto rancore e perché si celasse nei loro rapporti.

Domenica Grazi lascia invece erede di tutti gli altri suoi beni, Francesco Maria Grazi, suo nipote, figlio di suo fratello Domenico, per ringraziarlo non tanto per il “rispetto, amore e reverenza” che le ha portato, quanto per la continua assistenza nello spazio di dieci anni “in aiutarla nelle sue emergenze, avendoli continuamente somministrati li necessari alimenti e progredirà sino alla morte di detta testatrice”. Una parentesi di tenerezza e dedizione, quella avuta dal nipote, al quale corrisponde con affettuosa gratitudine, che ancor più stride se la si confronta coi rapporti freddi con i figli.

NOTE

Secondo don Guido Tassoni (Biblioteca di Viadana, fondo Tassoni cit.), Giovanni è il primogenito di Gio. Battista e Caterina. Ma è più probabile ne sia il secondogenito, dopo Francesco che, nei docc. notarili, compare sempre per primo.

Domenica Grazi, figlia di Francesco e Maria Taffurelli. Nata intorno al 1678, non abbiamo il suo atto di nascita.

Per il matrimonio: AP. SPV. Matrimoni 1630-1704

Per quanto riguarda il prevalere dei secondi cognomi sui primi, ricordo sia i Grazi-Calza, che diventano Calza, sia i Bottesini-Tona che prendono il solo cognome Tona (ne parlerò più avanti a proposito di Barbara Tona, moglie di Gio. Battista Mignoli). Cfr. R. R. Grazzi, I Grazzi – Una antica famiglia italiana, Torino 1985

Per i battesimi: AP Salina, Battesimi

Per la morte di Giovanni: carte Tassoni, cit.

Riguardo agli eventuali errori o dimenticanze dei parroci, i registri parrocchiali delle varie parrocchie sono pieni di spazi bianchi dove inserire dati in tempi successivi. E, sempre a Salina, a fine Settecento, il parroco sbaglierà alcuni dati di uno dei figli di Giovanni Battista Mignoli e ometterà la nascita del figlio Giovanni Giuseppe, cui dovrà porre rimedio in tempi successivi (v. più avanti, la parte dedicata a Gio. Battista Mignoli).

Per la dote di Domenica Grazi e la sua restituzione, AS. Mn. Notarile: notai Ruberti b. 8306 e Amidani b. 1340; per il suo testamento, ibidem not. Bongiovanni b. 2508 ter. Per i testamenti di Francesco Grazi, ib. not. Ruberti bb. 8306 bis e 8307

I FIGLI DI GIOVANNI

Di Battista parlerò nel prossimo capitolo.

Cattarina

Cattarina Mignoli, sorella di Battista, figlia di Giovanni e di Domenica Grazi, nasce probabilmente a Salina – come il fratello – attorno al 1700. Ho già fatto precedentemente varie ipotesi sul suo atto di nascita: forse manca o forse la si può identificare con quella Maria Margarita, nata il 22 febbraio 1701 e di cui non si hanno più notizie, né di vita né di morte.

Che sia nata nel 1701-1702 ne è prova anche lo Stato delle Anime di S. Pietro del 1725 quando, vivendo ella ancora col fratello, viene registrata con l’età di 22 anni.

È certo nata da poco quando il padre muore; ed è molto piccola quando la madre, riavuta la dote, tornando a vivere nella casa paterna, la lascia agli zii.

Come sia stata la vita di Cattarina, è difficile da dire. Nei documenti che la riguardano, fra le righe, si può forse leggere un grande attaccamento fra lei e il fratello.

Quando, il 3 settembre 1726 sposa, nella parrocchiale di S. Pietro, Pietro Francesco Boni (abitante in Borgo Santa Maria), il fratello Battista le dà una ricca dote, che comprende anche la casa di Buzzoletto (che in realtà era stata assegnata a entrambi, dopo la divisione con zii e cugini). La casa vale 1.064 lire. I beni mobili “ad uso di Cattarina” hanno un valore di 194 lire e 16 soldi. La dote ammonta quindi a 1.260 lire, ed è più o meno equivalente a quella che la madre aveva portato al marito.

Nel 1748 Caterina abita a Villa Caleffo.

Poi di lei ho perso le tracce.

NOTE

Per le notizie, ASMn, Notarile, Notai Vecchi, Ruberti.