Premessa: col termine Medioevo gli storici indicano un periodo di tempo che va dal 476 (caduta dell’Impero romano d’Occidente) al 1492 (scoperta dell’America).
Un tempo lunghissimo e con caratteristiche molto diverse. Il Medioevo è suddiviso a sua volta in
- Alto Medioevo – quello più lontano da noi (dal 476 all’anno Mille)
- Basso Medioevo – quello più vicino a noi (dal 1000 alla fine del XV sec.)
DAL LATINO ALLE LINGUE VOLGARI
Nell’Europa occidentale, dopo la disgregazione dell’Impero romano, la lingua della cultura era rimasta il latino. Si scriveva solo in latino.
Il latino fungeva da lingua sovranazionale, conosciuta e praticata dalle persone istruite di tutta Europa1.
Tuttavia bisogna parlarne al plurale e dire le lingue volgari, perché ogni territorio aveva la sua.
Nell’Europa meridionale (Italia, Francia, Penisola iberica), si parlavano lingue volgari neolatine; cioè lingue che derivavano dal latino.
Per distinguere quelle fondamentali, per mezzo delle quali si sviluppò una importante letteratura, le si distinse dal diverso modo in cui si pronunciava l’avverbio sì, affermativo. Quindi si ebbero
- La lingua d’oil (l’antico oui) nella Francia settentrionale;
- La lingua d’oc nella Francia meridionale (la lingua diverrà poi l’Occitanico);
- La lingua del sì in Italia.
Nell’Europa centrale e settentrionale, si parlavano lingue germaniche, cioè le lingue dei vari popoli “barbari” che avevano invaso l’Impero.
Il latino era usato dai clerici, cioè dagli uomini di Chiesa; perché, dopo che si era dissolto l’apparato scolastico privato e pubblico dell’Impero romano, la trasmissione della cultura era affidata agli ordini monastici (San Benedetto aveva fondato l’abbazia di Montecassino nel 529).
Nei monasteri si studiava la grammatica latina e, soprattutto, si ricopiavano le opere antiche latine e le – poche – nuove opere prodotte in quei secoli.
Quello dei copisti fu un lavoro decisivo per salvaguardare la cultura dell’antichità e trasmetterla all’età moderna.
1 Nell’Impero d’Oriente, come lingua sovranazionale, si parlava il greco.
LA RINASCITA CULTURALE CAROLINGIA
La rinascita di strutture politiche e culturali organizzate centralmente (come era stato per i Romani) e indipendenti dalle istituzioni religiose, si deve a Carlo Magno. Egli promosse lo sviluppo di una cultura scolastica e universitaria laica.
La sua politica culturale mirava a rafforzare la compattezza dell’Impero: i letterati (cronisti e poeti) avevano il compito di esaltare la potenza e la saggezza dell’imperatore; nacquero allora, probabilmente, le numerose leggende sulle imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini che, diffuse oralmente dai giullari, conobbero un largo successo, anche popolare.
Non è dunque per caso che, un paio di secoli dopo, fra le prime grandi opere letterarie scritte in volgare, figurino i poemi epici (le chansons de geste) dedicati a episodi delle guerre da lui combattute.
Bibliografia:
M. SANTAGATA e altri, I tre libri di Letteratura, vol. 1, Laterza