CESARE PAVESE, Lavorare stanca

Mario Sironi
Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest'uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa.
Ci sono d'estate
pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
sotto il sole che sta per calare, e quest'uomo, che giunge
per un viale d'inutili piante, si ferma.
Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
Solamente girarle, le piazze e le strade
sono vuote. Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.
Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte
c'è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
e racconta i progetti di tutta la vita.
Non è certo attendendo nella piazza deserta
che s'incontra qualcuno, ma chi gira le strade
si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
anche andando per strada, la casa sarebbe
dove c'è quella donna e varrebbe la pena.
Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest'uomo, che passa, non vede le case
tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
dalle mani indurite, come sono le sue.
Non è giusto restare sulla piazza deserta.
Ci sarà certamente quella donna per strada
che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.

Struggente poesia di Pavese che dà il titolo all’intera raccolta.

Non c’è un io. Raramente Pavese lo usa.

All’inizio c’è un ragazzo – il protagonista di tante prose dell’autore – che se ne scappa da casa in cerca della vita. E c’è subito dopo un uomo solo

che gira
tutto il giorno le strade,

e che forse è quello stesso ragazzo, diventato adulto e senza più sogni.

non è più un ragazzo
e non scappa di casa.


E allora quella casa abbandonata diventa la casa agognata.

Solo che “casa” non può essere, senza una donna che le dia un senso.

Il tema della poesia è forse la solitudine che l’uomo ha cercato da ragazzo sognatore, come separazione da un mondo che non capiva; un solitudine che ora è diventata tormentosa e disperata; che cerca di risolvere vagando per le strade, di notte.

E la domanda:

Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?

La risposta implicita è no, non ne vale la pena.

L’unica soluzione – l’uomo ne è sicuro – è quella di fermare una donna, parlarle e convincerla a costruire una famiglia e una casa insieme. Anche pregarla, pur che si convinca.

Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.

Ma – mi chiedo – perché quest’uomo non parla mai d’amore? La casa – nel senso di famiglia – è una semplice risoluzione al parlare da solo? Perché non gioca anche l’asso di un sentimento da condividere?

Senza queste premesse, quella donna non la troverà mai.

Le strade e le piazze continueranno ad essere deserte. Il mondo ad essere muto. L’uomo continuerà a parlare da solo.

Bibliografia:

Cesare Pavese, Lavorare stanca, Einaudi 2001

Ho scaricato l’immagine sopra da Google-Immagini.