
Regalatevi Ravenna.
Siate generosi con voi. Regalatevi un paio di giorni a Ravenna.
La città dei mosaici sulle pareti, sulle absidi, nei pavimenti e nei soffitti.
Una città molto garbata. Nonostante l’oro. Nonostante il passato da capitale. E che capitale! L’impero romano abitava qui. Perché c’era un porto militare ben protetto, quello di Classe. E intorno era tutta palude.
Fu anche la capitale di Teodorico, che la prese con l’inganno. Quel Teodorico della poesia di Carducci:
Sul castello di Verona
batte il sole a mezzogiorno,
da la Chiusa al pian rintrona
solitario un suon di corno,
mormorando per l’aprico
verde il grande Adige va;
ed il re Teodorico
vecchio e triste al bagno sta.
Quel Teodorico, re dei Goti, che ha qui il suo mausoleo, superba costruzione; ma il corpo non c’è più. Disperse le sue ossa dai bizantini, che arrivarono poi.
Però abbiamo l’immagine del suo palazzo: è la foto che vi ho messo all’inizio.
Si trova nella basilica di S. Apollinare Nuovo.
Se osservate bene l’immagine, vedete delle manine su alcune colonne. Lì era stato rappresentato Teodorico con la sua corte; i bizantini li hanno cancellati, sostituendoli con le tende. Ma alcune mani, appoggiate alle colonne, sono rimaste.
Visto che sto parlando del re dei Goti che, come il suo popolo, era di religione cristiano ariana, andiamoci a vedere anche il battistero degli Ariani, di cui si è salvato il mosaico sul soffitto.



Le decorazioni parietali sono andate distrutte da chi è venuto dopo e che considerava l’Arianesimo eresia. Di questo mosaico potrei parlare per ore. Non mi sembra questa la sede.
Posso dirvi che nel clipeo (cerchio) al centro è rappresentato il Battesimo di Gesù. Del resto, in un battistero, che cosa ci si aspetterebbe di diverso?
Nel clipeo – dicevo – è rappresentato un Cristo giovane, sbarbato e nudo, immerso nel fiume Giordano fino ai fianchi. È messa ben in risalto la sua corporeità.
Gli altri personaggi sono Giovanni Battista, la colomba dello Spirito Santo e un uomo anziano, personificazione del fiume.
Il cielo è tutto d’oro a indicare la presenza divina. Come è d’oro il cielo a Sant’Apollinare in Classe.
Intorno al clipeo c’è una sorta di corteo dei dodici apostoli: mancando Giuda – per ovvie ragioni – è stato aggiunto San Paolo. Gli apostoli, divisi in due gruppi, camminano verso un grande e ricco trono (etimasia), sul quale sta un cuscino purpureo, e una croce gemmata, dai cui bracci pende un drappo pure purpureo, che indica il sudario di Cristo e quindi il dolore in quanto uomo.
NOTA: ARIANESIMO
Da ricordare che la dottrina ariana negava il dogma della Trinità e sosteneva che solo il Padre era da considerarsi veramente Dio (non generato, non creato, eterno e immutabile); di conseguenza veniva negata la divinità del Cristo, esaltato nella sua umanità.
Le fotografie sono state scattate da E. Melchiori, F. Gazzoni, C. Caretta