
Cattedrale di Perugia, navata destra: dietro la cancellata questo quadro magnifico: la Deposizione dalla croce di Federico Barocci. Del 1569.
Il Barocci non è un pittore famoso. Era urbinate – a Urbino ci deve essere un’aria speciale, se nascono geni nel giro di pochi anni – ed era nato poco dopo la morte di Raffaello.
Federico Barocci è stato un genio della pittura del Cinquecento.
La sua opera più nota è Il riposo durante la fuga in Egitto della Pinacoteca Vaticana. Là tutto è gioia, bellezza, calma: guardi il quadro e non puoi che sorridere anche tu. Di tenerezza.

Questo dà tutt’altra emozione. Là c’era un bambino bellissimo, ridente; qui, quel bambino, dopo trent’anni, l’hanno crocifisso, è morto e qualcuno lo sta togliendo dal legno del supplizio per seppellirlo.
La scena è La deposizione; ma il tema è il dolore della Vergine: lo sguardo converge su di lei.
In alto, il corpo di Cristo – abbagliante. Ha grumi di sangue sulla fronte, nelle mani e nei piedi, una breve ferita sul costato, ma è il biancore del bel corpo marmoreo a prevalere.
La mano destra è ancora attaccata alla croce, ma i piedi e l’altro braccio sono liberi. Sotto, San Giovanni cerca di sorreggerlo.
La luce scende dall’alto a sinistra, come trasportata dal gran vento –il resto del cielo è di tempesta – e si abbatte su di lui.
Tutto intorno è concitazione: cinque uomini con due scale, martelli e tenaglie, stanno schiodando quel povero corpo inerte; un uomo scende una scala, tenendo in mano la corona di spine. Un dettaglio commovente.
E c’è la parte inferiore della tela: Maria è svenuta, le donne si precipitano a soccorrerla, anche Maddalena, che era stata fino a un istante prima la più vicina alla croce. Il vento è fortissimo, gonfia le vesti e i veli, rende tutto più faticoso.
Solo Gesù e la madre sono inerti, nemmeno sfiorati dal vento. Fuori dal tempo e dalla fisicità. Il tutto dipinto con ampie campiture di colore-luce che fa palpitare ogni cosa. Dal giallo al blu, dal rosso all’arancione, alle varie sfumature di rosa, bianco, violetto, in una esuberanza incredibile e unica, dalla quale emerge tutta la grandezza del pittore. E che prende il cuore.
La fotografia in alto è di Roberta Gaiardoni. L’altra l’ho scaricata da Google Immagini